La testimonianza che ci ha permesso nel 2011 di celebrare i 300 anni della nostra chiesa è anch’essa conservata, come altre considerate in questi articoli, all’interno del Liber Iurium che più volte abbiamo citato. Alla carta 220 recto, subito dopo il ricordo della posa della prima pietra è riportata la seguente annotazione:
“19 novembre 1711. Memoria del giorno in cui si diede principio a dir messa in chiesa nuova. Essendo statto fabricato la Nova Chiesa dalle elemosine racolte dalla carita e devottione de fedeli, et il giorno sudetto fu fatta benedittione di detta Nova Chiesa per il reverendo signor don Stefano Bianchi arciprete, et levato il Santissimo Sacramento dalla Chiesa Vecchia, et portato in detta Chiesa Nova in processione solenne presente tutto il Commune e molti altri con grande festa se bene era giorno di giovedì che non correva festa di precetto fù fatto grande solennità con sbari di mortari et messa solenne con musicha con grande allegrezza di tutto il popolo”.
Quanto ci viene tramandato è lo spaccato di un momento importante per la comunità di allora: tutta la comunità si riunisce attorno al proprio parroco e compie un gesto religioso che da quel momento in poi fisserà il luogo della nuova chiesa parrocchiale. Si preleva il Santissimo Sacramento dalla vecchia chiesa che, come più volte ricordato si trovava in piazza Roma all’angolo dell’attuale Banca, e lo si porta nella nuova chiesa. In quell’occasione la comunità festeggia con alcuni elementi propri delle grandi feste: la musica e i fuochi d’artificio. È opportuno precisare che l’atto compiuto non corrisponde alla consacrazione della chiesa nuova poiché la medesima prevederebbe un rituale molto complesso e soprattutto la presenza del vescovo che in questo contesto non viene menzionato. Un altro elemento non secondario nella ricorrenza è il giorno: 19 novembre, giovedì. Il cronista sottolinea il fatto che quel giorno di festa non cadeva, come sarebbe più opportuno, in domenica o in una solennità (che sarebbe quindi festa di precetto) ma in un giorno infrasettimanale.
Se con attenzione andiamo a leggere le relazioni che i vari parroci consegnano ai vescovi durante le visite pastorali, scorgiamo che nella visita del vescovo Marco Morosini del 4 settembre 1648, l’allora don Giovanni Maria Mosconi, parroco dal 1624 su proposta del signor Camillo Aleni (erede della famiglia Aleni che ancora in quell’anno deteneva il giuspatronato sulla chiesa parrocchiale), dichiara che la chiesa (e naturalmente fa riferimento alla vecchia parrocchiale) è consacrata e che l’anniversario è fissato al 19 novembre. Anche don Giuseppe Stancari di Rovato parroco dal 1655, nella visita pastorale del cardinale Pietro Ottoboni dell’8 dicembre 1656, usando le medesime parole del suo predecessore dichiara che il giorno dell’anniversario della consacrazione è il 19 novembre. È molto probabile che don Giuseppe Stancari conoscesse la relazione di don Mosconi poiché le parole che vengono utilizzate sono molto simili e in alcuni casi sono riportate intere frasi. Una terza testimonianza ci è data nel 1693 nella visita pastorale del vescovo Bartolomeo Gradenigo, il parroco nobile Altobello Cavalli scrive: “ la chiesa parrocchiale è sotto l’invocazione di santo Giacomo Apostolo, fu consacrata l’anno 1564, li 19 novembre”.
È chiaro, considerate le puntualizzazioni effettuate dai vari parroci in momenti diversi, che la data del 19 novembre, “se bene era giorno di giovedì che non correva festa di precetto”, portava con sé un significato molto importante dal punto di vista religioso poiché si tramandava che in quel giorno la vecchia chiesa, nell’ormai lontano 1564, era stata consacrata. La lapide in piazza Roma ci ricorda effettivamente quell’anno pur non riportandoci il giorno.
La motivazione di tale data può però essere solo ed esclusivamente di carattere religioso? Probabilmente, anche alla luce della lunga controversia che a partire dal 1724 vedrà contrapporsi la comunità di Ospitaletto agli eredi della famiglia Aleni, accanto agli aspetti religiosi possiamo rintracciare anche delle implicazioni sociali non indifferenti.