Verso la fine del Seicento la vecchia chiesa, già ampliata e restaurata da parte della famigli Aleni, risultava essere troppo piccola per le esigenze della popolazione di Ospitaletto, a tal punto che nel 1685 la comunità indirizzava una supplica al governo veneziano per poter dare inizio alla costruzione di una nuova chiesa.
Di seguito riportiamo la trascrizione completa di questo documento che ritroviamo alla carta 219 recto del Liber Iurium già più volte ricordato e conservato presso l’archivio parrocchiale.
“Constretta dalla necessità e condotta dalla devottione cristiana la povera Comunità del Hospedaletto territorio bresciano s’humiglia al trono di Vostra Serenità umilmente suplicandola permetterle di puoter fabricar una chiesa nova in essa terra che sia capace di quei numerosi habitanti de quali hora non può, nelle orattioni d’udire la santa messa, le prediche et altri divini offitii, nella chiesa antica stare a pena la mettà, oltre il concorso di molte persone delle terre circonvicine d’altri, che convengono d’abandonar li cristiani pii essercitii o starsene in strada fori dalle porte di essa chiesa esposti a l’intemperie dell’arie alle perturbazioni de passeggieri con puoco decoro verso il culto divino et con quel evidente pericolo de scandali anco molte volte succeduti, che ben può comprendere l’alta prudenza di Vostra Serenità. L’antica si rende impraticabile oltre l’angustia della medesima anco per il fettore che tramandano le molte sepolture, né si può applicar alla sua restaurattione o dilattatione, essendo situata per l’una parte vicino alla strada regale et per l’altra ad un fondo paludoso, e oscura e per l’antichità hormai fatta logora e cadente , si rende indecorosa a divini offitii. La nova chiesa quando così piacerà a Vostra Serenità sarà dichiarata la parochiale e l’antica, sino piacerà a Dio che non cada, servirà o per cemiterio o per la reduttione delle donne in tempo della dotrina cristiana. Sarà puoco il sito doverà ocuparsi per la nova; sarà questa construtta non a spese del Comune, ma con elemosine a questo effetto già racolte dalla devottione e pietà di quel puopolo che umilmente la Serenità Vostra della grattia qual servirà ad honore del signor Dio, cui porgeranno quei fedelissimi sudditi, servi divoti, per l’esaltattione et dilattatione sempre maggiore del suo senza paragone augustissimo gloriosissimo trionfante impero”
La supplica è datata 25 marzo 1685.
Oltre all’aumento della popolazione e più in generale della numerosa partecipazione dei fedeli spesso provenienti da fuori paese, anche il disagio provocato dalle ristrettezze della chiesa e dai fetori che provenivano dal vicino cimitero sono le cause principali che spinsero la comunità di Ospitaletto a richiedere la concessione all’autorità veneziana per la costruzione di un nuovo edificio. L’ubicazione della vecchia chiesa, posta tra un terreno paludoso e la strada principale, non permetteva ulteriori ampliamenti. La nuova chiesa, secondo quanto riferito, avrebbe dovuto occupare uno spazio ridotto e sarebbe stata costruita non a spese del Comune ma grazie alle offerte raccolte dai fedeli stessi.
All’interno della supplica risulta fondamentale un passaggio che sarà determinante anche per gli eventi successivi: “la nova chiesa…sarà dichiarata la parochiale”. La comunità chiede esplicitamente che la nuova chiesa sostituisca la vecchia nel suo ruolo di chiesa parrocchiale. Tale richiesta portava con sé una prerogativa fondamentale ossia la possibilità che la comunità di Ospitaletto potesse in qualche modo scegliere il proprio parroco. Se, come indicato nell’articolo precedente, la nobile famiglia Aleni aveva ottenuto il giuspatronato sulla chiesa antica promettendo il restauro della medesima, allo stesso modo ora la comunità facendo propria la costruzione della nuova, arrogava a sé lo “ius presentandi” ossia il diritto di presentare al vescovo diocesano il proprio parroco, togliendo tale diritto agli eredi della famiglia Aleni. In realtà la questione si rivelerà molto complessa, infatti sarà solo nel 1724 che questa lunga controversia troverà una prima soluzione. Sta di fatto che fin dall’inizio la comunità ritiene essenziale che la costruzione della chiesa avvenga con le sole elemosine della gente, senza quindi il concorso di famiglie nobili, per assicurarsi la necessaria indipendenza nella scelta del proprio pastore. Alcune indicazioni poste a margine del foglio fanno presupporre che questa non fu l’unica richiesta che la comunità inoltrò al governo veneziano.
A distanza di due anni Marco Antonio Giustiniano, doge di Venezia, per mezzo dei rettori di Brescia Paolo Bernardo e Domenico Bragadeno, il 23 aprile 1687 faceva pervenire alla comunità di Ospitaletto il decreto nel quale autorizzava la costruzione della nuova chiesa. Tale decreto venne interamente trascritto nel verso della carta 219 del Liber Iurium. Dopo l’introduzione di rito, l’autorità, riconosciute le ragioni addotte nella lettera di supplica, concedeva la costruzione della nuova chiesa: “per bigninità di questo Consiglio, sia permesso alla Comunità suddetta di fabricar in essa una nuova chiesa”.
Di lì a pochi mesi e precisamente il 25 luglio 1687 memoria di San Giacomo, nel Liber Iurium ritroviamo la testimonianza della posa della prima pietra.